8 La frase marcata

Con il termine “marcato” si designa in linguistica una costruzione che differisce dall’uso non-neutrale e che può riguardare tutti i campi dell’espressione –lessicale, morfologico, sintattico, prosodico, pragmatico, gestuale ecc.–. Il concetto di marcatezza, sviluppato in maniera sistematico all’interno degli studi fonologici, nasce sulla base della comparazione tra due o più forme, una forma base ed una marcata. Così p.es. il fonema /k/ si oppone a /g/ non per il luogo di articolazione che resta il medesimo (velare), né per il tipo di consonante (occlusiva), bensì per il tratto di sonorità ([- sonoro] per /k/, [+ sonoro] per /g/).

In maniera simile a quanto avviene negli studi fonologici, possiamo parlare di una marcatezza sintattica, che distingue tra una forma neutrale ed altre possibili, marcate per particolari esigenze di natura pragmatica, informativa ecc. Così, in italiano, se l’ordine della frase non marcata è rappresentato da AVO e SV11, nelle frasi marcate ci troviamo di fronte ad uno spostamento dei costituenti rispetto all’ordine neutrale:

    1. Ho comprato il vestito
    2. Il vestito, l’ho comprato
    3. Il vestito, ho comprato (non l’ombrello)

8.1 Il complementatore C e la periferia sinistra

Abbiamo mostrato come il Sintagma Verbale (SV) si divida a sua volta in tre costituenti principale (ma possiamo identificarne altri), secondo la struttura delle teste:

  1. [ T [ v [ V ] ] ]

a cui associamo le etichette corrispondenti e la struttura completa dei costituenti:

  1. [ TP T [ vP v [ VP V ] ] ]

e che ad un livello superiore di T troviamo un altro costituente dato dalla testa C, che abbiamo chiamato complementatore:

  1. [ CP C [ TP T [ vP v [ VP V ] ] ] ]

Abbiamo associato la testa C ad alcuni tratti specifici (p.es. [wh]) oppure al segnale di inizio di frase, silente a livello morfo-fonologico in italiano.

Similemente a quanto avvenuto a livello del costituente Verbale (prima) e flessionale (poi), si è discussa la possibilità di creare una certa gerarchia di costituenti all’interno di C, tale per cui lo spazio del Complementatore rappresenti un insieme di costituenti e non uno solo. Facciamo subito riferimento ad una nozione specifica del modello generativo in analisi, dove la struttura della frase conosce 3 livelli (Rizzi 1997):

  • Il livello lessicale all’interno dell’area di VP;
  • Il livello flessivo (nell’area vP-TP);
  • Il livello pragmatico dell’enunciato all’interno dell’area di CP.

Questo livello pragmatico è stato definito “periferia sinistra della frase” per via della sua posizione strutturale, sopra il livello flessionale costituito da TP. A sua volta dunque, CP rappresenta un “livello” di costituenza formato da diversi costituenti. Tale approccio di scomposizione di costituenti dà vita ad un interessante e attivo filone di ricerca, particolarmente vitale in Italia, denominato “cartografia sintattica”. Una configurazione schematica di tale struttura può così rappresentarsi come in Fig. 8.112.

Struttura della periferia sinistra della frase

Figure 8.1: Struttura della periferia sinistra della frase

Facciamo riferimento ora ad una distinzione degli elementi della frase sulla base del loro aspetto comunicativo: tema e rema. Il tema è il contenuto argomentale dell’enunciato, presentato dal parlante come elemento non controverso; di norma è un elemento già attivato nella comunicazione (informazione data). Il rema invece è un elemento maggiormente saliente, è l’obiettivo del messaggio e spesso è un elemento denotante un’informazione nota. L’ordine non marcato dell’enunciato affermativo in italiano presenta solitamente il tema in posizione finale e il rema in quella finale:

  1. Luigi   lavora nel campo della cristallografia
    TEMA    REMA

Bisogna però sottolineare che la distinzione tema-rema ha luogo soprattutto in un contesto dialogico e che spesso può risultare difficile notare l’asimmetria tra informazione data (tema) e nuova (rema) se ci si riferisce ad una frase in isolamento.

Una costruzione marcata può attivarsi per necessità pragmatico-comunicative, col fine di modificare l’ordine consueto della struttura informativa, ponendo in risalto un elemento specifico.

Sebbene in italiano la posizione del tema (o topic) è spesso sovrapponibile a quella di soggetto, è utile distinguere un piano puramente legato alla struttura informativa (tema), da quella semantica e argomentale. Similemente va operata la medesima distinzione tra il rema (o comment o, secondo alcuni framework, focus) e l’oggetto, poiché rappresentano elementi di diversi livelli di analisi della lingua. In alcune lingue, dove l’ordine delle parole è caratterizzato da una struttura orientata in senso pragmatico, tale differenza è necessaria.

Sistema topic-comment

Figure 8.2: Sistema topic-comment

Bisogna avvertire lo studente che nel caso delle strutture marcate vi è una grandissima polisemia e le strutture analizzate possono conoscere termini notevolmente diversi da uno studioso all’altro.

8.2 Topic e focus

Le lingue dispongono di più meccanismi per segnalare la messa in tema di una parte del discorso: (a) sintattici (come la posizione nell’enunciato), (b) soprasegmentali (prosodia, intonazione, pause ecc.), (c) morfologici (come l’uso di marcatori specifici) (Simone 1995, 381).

Questa opera di tematizzatione di un costituente può avvenire in italiano attraverso lo spostamento a sinistra dell’elemento, tale che questo movimento porta il costituente (o gruppo di costituenti) soggetto a movimento, nella posizione del tema.

Una struttura di tematizzazione è quella della topicalizzazione, vale a dire che il costituente risale nella posizione di Topic:

  1. Questo libro    dovresti leggere    <t>
    TOPIC

Possiamo topicalizzare un oggetto indiretto (argomento o elemento extranucleare) in maniera agevole:

    1. A Mario ho regalato un libro
    2. Ad Olomouc Mozart ha vissuto per qualche tempo

Diversamente, l’anteposizione dell’oggetto diretto sembra maggiormente legato ad una interpretazione di focus:

    1. LUCIA hanno licenziato (, non Luigi)
    2. FILOSOFIA ha insegnato Gadamer (, non diritto)

Il focus può essere contrastivo, vale a dire avere un fuoco e un elemento di comparazione negativo:

  1. Questo libro    dovresti leggere    <t>     , non quello
    FOCUS

In italiano, in una frase semplice, non può apparire un elemento wh e il focus contrastivo, in qualsiasi ordine:

    1. (*) A GIANNI che cosa hai detto, non a Piero?
    2. (*) Che cosa A GIANNI hai detto, non a Piero?

Questa costruzione può apparire –con margini di accettabilità– all’interno di strutture incassate:

    1. (?) Mi domando A GIANNI che cosa abbiano detto, non a Piero

La topicalizzazione e la focalizzazione presentano in italiano una marca intonativa sull’elemento spostato e non hanno una ripresa pronominale.

8.3 Le dislocazioni

La dislocazione è un processo sintattico che consente di tematizzare un ampio ventaglio di elementi. In questo caso però (a) l’elemento dislocato può trovarsi a sinistra o a destra dell’enunciato e (b) appare un clitico, anaforico nel caso in cui esso segue l’elemento di cui è referente e cataforico nel caso in cui lo anticipi:

    1. Le birre, le abbiamo portate
    2. Le abbiamo portate, le birre

Rispetto a quei contesti che non permettono la topicalizzazione di un elemento, spesso possiamo operare la dislocazione:

    1. Lucia, l’hanno licenziata
    2. Filosofia, l’ha insegnata Gadamer

Similemente, possiamo dislocare i complementi indiretti, a sinistra o a destra, con comparsa del clitico in forma indiretta (ci, ne):

    1. Delle vacanze ne abbiamo già parlato
    2. Ci pianto i chiodi, col martello

o anche le preposizioni argomentali, ma non una non argomentale:

    1. Che Luisa faccia il mio lavoro lo desidero
    2. (*) Se avrò voglia lo andrò al concerto

Un primo esempio di dislocazione a sinistra in volgare si trova nel primo documento dei “Placiti cassinesi” (960-963):

    1. Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti

8.4 Il tema sospeso

Il tema sospeso (o nominativus pendens in latino) è una costruzione in cui l’elemento spostato si presenta maggiormente staccato dall’ambiente sintattico del resto dell’enunciato, e può essere associato ad una ripresa pronominale, a un sintagma nominale o a niente:

    1. Il dottor Santi, tutti parlano bene di quel brav’uomo
    2. Mario, non l’ho invitato oggi

Così come con le dislocazioni, il tema sospeso è una costruzione marcata in cui un elemento è spostato nella posizione della funzione di tema dell’enunciato, ma si differenzia da questo dal fatto che appare al caso zero/nominativo, mentre la ripresa pronominale presenta il caso argomentale (p.es. dativo):

    1. A quel ragazzaccio, non gli si può dire nulla [DISLOCAZIONE SX]
    2. Quel ragazzaccio, non gli si può dire nulla [TEMA SOSPESO]

Il tema sospeso –come le altre frasi segmentate– ha una ricca tradizione letteraria, ma ancora oggi appare come una struttura particolarmente marcata, usata soprattutto nel parlato o in funzione mimetica del parlato. Da un punto di vista stilistico, spesso il tema sospeso viene descritto come parte dell’universo dell’anacoluto, termine che designa una sequenza sintattica irregolare.

8.5 La frase scissa e pseudoscissa

La frase scissa è un costrutto che mette in evidenza una parte dell’enunciato creando una separazione tra reggente e subordinata:

    1. Io ti ringrazio
    2. Sono io che ti ringrazio
    1. È Raffaele che ho incontrato oggi al mercato
    2. È oggi che ho incontrato Raffaele al mercato
    3. È al mercato che ho incontrato Raffaele oggi
    4. Sono io che ho incontrato oggi Raffaele al mercato

La frase scissa può essere resa sia in maniera esplicita (esempi precedenti) che implicita con la preposizione “a” (o ad eufonica) + infinito :

    1. Sono io a ringraziarti
    2. Sono stato io ad incontrare Raffaele

Non è molto chiaro lo statuto del “che” della subordinata e dunque della frase stessa.

Nella frase pseudoscissa, la reggente è formata da Pronome + copula:

    1. Chi non lo ha mai abbandonato è stato il fratello
    2. Quello che mi fa arrabbiare è come tu riesca sempre a farcela

Rispetto ad una costruzione copulativa, il secondo SN (p.es. “il fratello”) funge da soggetto –laddove nella copulativa è il primo–. Inoltre SN2 può essere sostituito con una frase argomentale soggetto, oggetto, obliqua e SN2 non può essere sostituita da un sintagma Aggettivale.

8.6 La frase presentativa

A differenza di altre costruzioni frammentate, la presentativa non possiede un fuoco necessariamente saliente, e presenta una divisione dell’enunciato in due blocchi di informazione –uno contenente il soggetto, l’altro il predicato.

Il soggetto è introdotto dalla struttura ci + Essere, mentre il predicato da che13:

    1. C’è Luigi che ti aspetta
    2. C’è un premio che ti aspetta

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  1. Soggetti trans. e intrans., Verbo, Oggetto diretto ecc.

  2. La notazione X*P con asterisco indica che è possibile una struttura ricorsiva del costituente, come in Topic*.

  3. A volte queste costruzioni sono assimilate alle pseudoscisse, ma qui manca un fuoco primario.