1 Le parti del discorso

Le parole di una lingua vengono divise all’interno di categorie grammaticali. In italiano –una lingua flessiva come buona parte delle lingue indoeuropee (Graffi and Scalise 2009)– queste suddivisioni avvengono per criteri di natura sintattica, ovvero la posizione ed il ruolo delle parole all’interno della frase. Tradizionalmente possiamo riconoscere 9 diverse parti del discorso (Salvi 2013), tra cui possiamo operare una ulteriore suddivisione: quelle (parti) variabili e quelle invariabili.

1.1 Le parti variabili

In italiano si definiscono parti variabili del discorso quelle che hanno la possibilità di modificarsi sulla base di alcuni tratti o categorie grammaticali (Simone 1995, Cap.9) come il Genere, il Numero, la Persona, il Caso, il Tempo, l’Aspetto, il Modo ecc..

1.1.1 Aggettivo

L’aggettivo è un modificatore di altri elementi del discorso, soprattutto del sostantivo, con cui instaura un rapporto sintattico che si manifesta, nella maggior parte dei casi, nella concordanza grammaticale (Brutto stamani il tempo e ancora più pestifero il Tempo (Montale and Castellana 2018), Le lasagne scaldate nel micro che da solo mi sento cattivo (Fibra 2017)).

Tradizionalmente possiamo suddividere la classe di aggettivi in due categorie:

  • Determinativi:
    • Possessivi (mia, vostre, suo)
    • Numerali:
      • Cardinali (due, trentatré)
      • Ordinali (primo, quarantatreesimo)
    • Dimostrativi (questo, quello)
    • Indefiniti (alcuni, tutti, nessuna)
    • Interrogativi ed esclamativi (quale?, quanti?, quale gioia!, ma che onore!)
  • Qualificativi (forte, grande, bello, rettangolare, goloso, verde, vecchio)

I determinativi esprimono alcune funzioni della referenza (per esempio il possesso), mentre i qualificativi esprimono dei caratteri quali il colore, la forma, l’aspetto, le qualità. Quella dei determinativi è una classe chiusa, mentre quella dei qualificativi è una classe aperta che prevede cioè la possibilità di espandersi in maniera indefinita.

1.1.2 Articolo

L’articolo è quella particella che si accompagna al nome o ad altre parti del discorso in funzione sostantivata. In italiano esso concorda nei tratti di Numero, Persona, Genere con il sostantivo di riferimento (Grandi 2010). Le lingue del mondo non presentano tutte lo stesso comportamento nei riguardi della posizione e/o della presenza dell’articolo e possiamo trovare:

  • Lingue senza articoli (ceco, slovacco)
  • Lingue con articoli
    • Proclitici (italiano, inglese)
    • Enclitici (bulgaro, macedone)

In una lingua come l’italiano, la presenza dell’articolo è lo standard, ovvero non ha una funzione specifica mentre la sua assenza assume significato. Così, per esempio, in italiano standard1 i nomi propri escludono l’articolo (Marta va in città vs. *La Marta va in città) così come è esclusa la possibilità di trovare l’articolo in combinazione con il possessivo nei nomi di famiglia (mio figlio si chiama Luigi vs. * Il mio figlio si chiama Luigi).

1.1.2.1 Definito

L’articolo definito o determinativo può indicare un referente determinato, ovvero noto (Sto cercando il libro, hai visto la mia maglietta?).

1.1.2.2 Indefinito

Quello indefinito o indeterminativo può essere usato per indicare un sostantivo indefinito specifico (non trovo un libro che avevo lasciato a casa) oppure non specifico (per la nuova casa vorrei trovare un inquilino simpatico). Gli articoli indefiniti non possono essere usati al plurale e la loro forma è la stessa del numero “uno” (1).

1.1.2.3 Partitivo

L’articolo partitivo si usa per indicare quantità indefinite o parti di un insieme (vorrei del pane, sto cercando dei libri, la maggior parte dei ragazzi pensa solo a una cosa). Si forma dall’unione delle forme “di” con l’articolo definito (del, dello, della, dei, degli, delle).

1.1.3 Nome

Il nome o sostantivo è la parte del discorso che designa entità, persone, oggetti, idee, fatti ecc. Il nome è una parte variabile, che modifica la sua flessione (morfologia flessionale) in conseguenza di alcuni tratti della parola quale il Numero, il Genere e che può modificarsi tramite l’aggiunta di morfemi che ne codificano un significato diminutivo, vezzeggiativo ecc. (morfologia derivazionale).

Dal punto di vista formale possiamo dividere il nome in base ad alcune categorie grammaticali:

  • Genere
    • Maschile
    • Femminile
    • Genere comune
    • Genere misto (osso/ossa, uovo/uova)
  • Numero
    • Singolare
    • Plurale
    • Collettivo (gregge, biblioteca)

In italiano la marca di numero e di genere è resa in un unico suffisso portmanteu (cioè che testimonia diversi valori insieme), mentre in lingue agglutinanti di solito questi tratti possono essere realizzati da differenti morfemi.

1.1.4 Pronome

Il pronome è quella categoria grammaticale coreferenziale del nome a cui si riferisce e sostituisce: presenta cioè lo stesso riferimento –quale può essere la persona– (referenza) del sostantivo (Ho visto Gianni. Sì, lui(=Gianni) sta molto bene; La sigaretta, Luigi la(=sigaretta) fuma dopo il caffè).

I pronomi sono personali (io, tu, noi), possessivi (mio, tua), dimostrativi (questo, quello), riflessivi (io mi pettino, voi vi amate?), relativi (che, la quale), interrogativi (non so chi tu sia), numerali.

La differenza tra pronome e aggettivo in alcuni casi è esclusivamente riferibile al contesto sintattico, come dimostra l’esempio seguente:

  1. La mia penna è blu, la tua è nera.
    ART.DEF.F.sg ADJ.POSS.F.1sg NOUN.F.sg COPULA.3sg ADJ. ART. PRON.POSS.F.2sg COPULA.3sg ADJ.
    ’’

L’italiano è una lingua a soggetto nullo, che permette cioè la possibilità di omettere il pronome personale in alcune costruzioni ((Io) mangio il pane con la marmellata).

1.1.5 Verbo

Il verbo è la parte del discorso che codifica gli stati, gli eventi, le azioni ecc. Possiamo distinguere in esso alcuni caratteri formali quali la classe di coniugazione (-are, -ere, -ire), i tratti (aspetto, modo ecc.), il numero di argomenti (verbi transitivi, intransitivi ecc.).

1.1.5.1 Categorie del verbo

Sono categorie del verbo il Tempo, l’Aspetto e il Modo (TAM).

L’italiano è una lingua

1.1.5.2 Argomenti del verbo

Negli studi moderni la transitività è trattata piuttosto come un continuum con degli estremi che corrispondono grosso modo al numero di argomenti del verbo. Possiamo distinguere i verbi sulla base del numero di argomenti di cui necessitano:

  • Intransitivi
    • Inergativi
    • Inaccusativi
  • Transitivi
  • Ditransitivi
1.1.5.2.1 Intransitivi

I verbi intransitivi o mono-argomentali presentano un solo argomento (Lui cammina, Lei corre) e sono divisi in due sotto-categorie. Nei verbi inergativi (dal greco ant. ἔργον érgon, “lavoro”) il soggetto ha le proprietà sintattiche tipiche di un soggetto transitivo, mentre in quelli inaccusativi il soggetto si comporta più come un oggetto delle costruzioni transitive. Sono esempio della prima sottocategoria verbi quali correre, lavorare, ridere, mentre della seconda scoppiare, sparire, cadere. Un modo per distinguere tali classi di verbi gli uni dagli altri è verificare l’ausiliare nei tempi composti: quelli inergativi presentano il verbo avere (ieri ho lavorato molto), gli inaccusativi hanno essere (dov’eri? sei sparito subito!) e l’accordo del participio passato nei tratti del Numero, possibile con gli inaccusativi e non con gli inergativi: avete lavorato duramente vs. siete spariti subito!. L’argomento dei verbi intransitivi è il soggetto (S).

1.1.5.2.2 Transitivi

I verbi transitivi collegano prototipicamente due argomenti: il soggetto transitivo (A) e l’oggetto diretto (O) (Mario mangia la mela, Gli attori recitano una commedia).

Le costruzioni transitive possono essere regolarmente trasformate in corrispondenti frasi passive: in questo caso l’oggetto viene posto in posizione di soggetto e il soggetto transitivo in agente:

  1. Mario mangia la mela.
    A VP O

  2. La mela è mangiata da Mario.
    S VP Ag

Così, spesso, le costruzioni transitive possono essere trasformate in corrispondenti intransitive (con una certa modifica nel carico semantico dell’enunciato):

  1. Mario mangia.
    S VP
1.1.5.2.3 Ditransitivi e oltre

I verbi di-transitivi reggono 3 argomenti: A,O e Oggetto Indiretto (IO), e possono essere passivizzati:

  1. Mario regala una rosa a Luigi.
    A VP O IO

  2. Una rosa è regalata a Luigi da Mario.
    S VP IO IO

Per esemplificare un verbo tetravalente, ovvero che regge 4 argomenti, possiamo riferirci a tradurre:

  1. San Girolamo tradusse alcuni libri della Bibbia dal greco al latino.
    A VP O IO IO

1.2 Le parti invariabili

Sono parti invariabili del discorso quelle che si presentano sempre nella stessa forma, senza cambiamenti morfologici.

1.2.1 Avverbio

L’avverbio è un modificatore di altri elementi della frase come: aggettivi (Gli spaghetti sono molto buoni), verbi (Sappiamo cucinare bene gli spaghetti), ed altri avverbi (Arriveremo molto presto). Un’espressione formata da diverse parole con funzione di avverbio è detta locuzione avverbiale.

Gli avverbi possono essere di modo–indicano cioè il modo dell’azione (velocemente, bene)–, di tempo (ora, mai, sempre), di luogo (qui, lì, giù), di quantità (poco, molto), di opinione (sì, no, esatto, chissà, magari), interrogativi ed esclamativi (come, perché, dove, quando), presentativi (inoltre, ecco).

Gli avverbi hanno gli stessi gradi dell’aggettivo e in certi casi possono essere alterati da suffissi:

  • Gradi
    • Positivo (velocemente)
    • Comparativo
      • Di maggioranza (più velocemente)
      • Di minoranza (meno velocemente)
      • Di uguaglianza (tanto velocemente quanto)
    • Superlativo
      • Relativo (il più velocemente (possibile))
      • Assoluto (velocissimamente)
  • Alterazioni
    • Diminutivo
    • Vezzeggiativo
    • Accrescitivo
    • Dispregiativo

1.2.2 Congiunzione

La congiunzione è la parte del discorso che permette l’unione di sintagmi o frasi. Possono essere positive (e, anche, pure), negative (né, neanche, nemmeno), disgiuntive (o, oppure, altrimenti), avversative (anzi, ma, tuttavia, nonostante), conclusive (dunque, allorché).

1.2.3 Interiezione

L’interiezione esprime un particolare atteggiamento del parlante. Sono esempi di interiezioni proprie particelle quali ah!, eh!, oh!, improprie se comprendono altre parti del discorso (zitto!, cavolo!) e locuzioni interiettive se formate da più parole (per Dio!, per amor del cielo, porca miseria). Particolarmente usata nella comunicazione orale, presenta una grande varianza all’interno dei sistemi dialettali, dando luogo a espressioni particolarmente colorite(figa, pota, cazzo, stocazzo, sticazzi, minchia, mecojoni).

1.2.4 Preposizione

Le preposizioni sono poste prima del nome o di altri elementi (Sono andato a Praga la settimana scorsa; Non ho mai lavorato in Germania; Vieni prima di subito).

Sono preposizioni proprie di, a, da, in, con, su, per, tra,fra, improprie dopo, tranne, salvo, verso, contro, circa, locuzioni prepositive a causa di, per mezzo di, in base a.

1.3 I tratti

A questo punto possiamo trasporre alcune di queste definizioni grammaticali all’interno di una prospettiva sintattica. La prima domanda a cui possiamo tentare di dare una risposta è: cos’è una parola? E in che modo le parole si organizzano in una grammatica? Abbiamo visto infatti che le parti del discorso sono delle categorie di parole unite tra loro dal fatto che possiamo sostituire una parola da una della stessa categoria (Il libro è sul tavolo / Un libro è sul tavolo), senza cambiarne lo statuto sintattico.

Rimane dunque la definizione di parola. Possiamo, dal punto di vista sintattico definire le parole come elementi linguistici che presentano dei tratti. Ad es. nel caso dei nomi, i tratti possono essere il Genere, il Numero, il Caso. Questa definizione, che non presenta complessità di natura teoretica, trova spazio in un’analisi esclusivamente sintattica e ci permette di pensare alle parole come a degli oggetti dotati di certe proprietà (i tratti). In italiano possiamo distinguere varie categorie sulla base dei tratti che presentano:

Categoria Tratti
Nome (N) Numero, Genere, Caso
Aggettivo (A) Numero, Genere
Determinante (D) Numero, Genere, Caso
(Pronome) Numero, Genere, Caso, Persona
Quantificatore (Q) Numero, Genere
Verbo (V) Numero, Persona, Tempo, Modo, Aspetto

Così, le parole sono le unità concrete della lingua, e la sintassi è quella componente che assembla le varie parti del discorso sulla base di entità più piccole della parola, i tratti.

References

Graffi, G., and S. Scalise. 2009. Le Lingue E Il Linguaggio. Introduzione Alla Linguistica. Manuali. Linguistica. Il Mulino. https://books.google.it/books?id=K2eOQgAACAAJ.

Salvi, G. 2013. Le Parti Del Discorso. Bussole (Roma). Carocci. https://books.google.cz/books?id=RyN0mgEACAAJ.

Simone, R. 1995. Fondamenti Di Linguistica. Laterza. https://books.google.cz/books?id=9kRjmgEACAAJ.

Montale, E., and R. Castellana. 2018. Satura. Lo Specchio. Mondadori. https://books.google.cz/books?id=agkquwEACAAJ.

Fibra, Fabri. 2017. “Fenomeno.” Universal Music Italy.

Grandi, Nicola. 2010. “Articolo.” Enciclopedia Dell’Italiano. Treccani. http://www.treccani.it/enciclopedia/articolo_(Enciclopedia-dell%27Italiano)/.


  1. Alcune varietà di italiano, quali i dialetti settentrionali, hanno invece gli articoli in questi contesti (Loporcaro 2009).