2 La frase

Non è facile definire cosa si intenda con il termine frase: in una prima approssimazione possiamo definirla come un’espressione linguistica dotata di significato autonomo. Possiamo distinguere dunque le frasi semplici -quelle cioè che non contengono altre frasi- da quelle complesse -vale a dire frasi composte da più frasi.

Le frasi sono costruzioni linguistiche che dipendono da una ben determinata organizzazione sintattica dei contenuti, che non dipende dall’ordine lineare delle parole (la vicinanza degli elementi), bensì dalla struttura soggiacente. Questa proprietà, tipica della sintassi, è definita come dipendenza dalla struttura. Così, per es. l’accordo verbale della frase seguente non è scatenato dalla vicinanza dell’elemento, bensì dalle proprietà di quello che, almeno per ora, chiameremo soggetto, dove un soggetto plurale (gli studenti…) si accorda ad un verbo plurale:

    1. [Gli studenti bravi del professore] partono domani mattina.
    2. (*) [Gli studenti bravi del professore] parte domani mattina.

2.1 La sintassi

Ora ci si potrebbe domandare per quale motivo le seguenti frasi siano l’una perfettamente grammaticale dal punto di vista sintattico ma non dotata di un senso concreto mentre l’altra presenta incoerenze sintattiche che non permettono di afferrare il significato:

    1. (#) Il gulco gianigeva le brane.
    2. (*) Quel guardano luna la bambino.

Il primo esempio risulta infatti comprensibile, seppure ignoriamo i reali significati delle parole. Quello che afferriamo è infatti che un certo soggetto (un gulco), fa una determinata azione (gianigeva) su un determinato oggetto (le brane). Questa indipendenza della sintassi dal significato è una delle proprietà principali: una struttura può risultare grammaticale anche quando non vi è una corrispondenza tra la frase e il suo significato.

Abbiamo accennato ad una nozione chiave, quella della grammaticalità, che possiamo esplicitare come quella proprietà di un enunciato di esprimere le proprie strutture in maniera coerente dal punto di vista sintattico. Questo ci spiega il motivo per cui il secondo esempio è inaccettabile: la costruzione sintattica esposta viola queste regole: questa è quello che definiamo con l’espressione dipendenza dalla struttura. In questa frase, per esempio, tra le tante violazioni troviamo un verbo plurale che non si accorda a nessuno dei due nomi che potrebbero fungere da soggetto (luna oppure bambino).

Se nel primo esempio, dunque, la sintassi segue tali regole seppure non abbia significati, il secondo, sebbene vi siano dei significati e dei concetti immediatamente comprensibili, non risulta in una costruzione sintatticamente ordinata.

2.1.1 Le unità sintattiche: i sintagmi

Così come il dominio e le regole della sintassi divergono da quelle della semantica, possiamo chiederci quali siano le unità di questo dominio, ovvero gli elementi attraverso cui si compone. Una prima risposta potrebbe essere che queste unità, questi atomi del linguaggio possano effettivamente essere le parole. Tuttavia questa distinzione potrebbe portare qualche problema per es. nell’analisi di lingue che non hanno necessariamente un’identica nozione di parole (per es. le lingue polisintetiche ecc.). Inoltre, sembrerebbe che la sintassi agisca ad un livello molto diverso da quelle del linguaggio per come lo interpretiamo in maniera intuitiva e le parole sono indicazioni utili in certi domini di descrizione ma in altri cominciano a risultare un po’ oscuri.

In questo ci viene in soccorso la nozione di sintagma, coniata dal linguista ginevrino Ferdinand de Saussure dal gr. σύνταγμα2. Possiamo immaginare il sintagma come l’unità sintattica e questa unità come un mattoncino LEGO.

A questo punto la proprietà della sintassi è quella di combinare questi mattoncini: questa proprietà è detta Merge (o Salda in italiano, ma qui manteniamo la definizione inglese) e permette di prendere due mattoncini (sintagmi) così da formarne un terzo. La sintassi infatti è un’operazione binaria, dove due elementi si combinano per formarne un terzo3.

Mattoncini Lego come metafora dei sintagmi

Mattoncini Lego come metafora dei sintagmi

Possiamo dividere queste unità, che chiameremo costituenti come sinonimo di sintagma, all’interno di parentesi quadre, così da mostrare i rapporti sintattici:

    1. I topi non avevano nipoti.
    2. [ I topi ] [ non avevano [ nipoti ] ].

oppure mostrare l’organizzazione sintattica attraverso un cosiddetto diagramma ad albero come nell’esempio seguente:

Rappresentazione ad albero di una frase transitiva

Figure 2.1: Rappresentazione ad albero di una frase transitiva

Uno studente attento potrebbe notare qualche differenza rispetto ad una notazione ad albero precedente:

Rappresentazione secondo lo schema X-barra

Figure 2.2: Rappresentazione secondo lo schema X-barra

La prima e più semplice differenza che possiamo notare è nella denominazione dei costituenti: il primo albero presenta una notazione inglese, mentre il secondo in italiano. Così Determiner Phrase (DP) corrisponde grosso modo a SN, mentre il sintagma verbale (SV) si compone di diversi livelli (VP, vP, TP), che corrispondono all’unione della radice verbale V, al sintagma v (che possiamo dire legato alla transitività -ma v è un po’ problematico) ed a quello di tempo finito T. C invece è il costituente iniziale, che nelle frasi semplici italiane non è pronunciato (ma vedremo oltre che è presente in altri contesti). Così, la derivazione procede sulla linea dei costituenti C-T-v-V.

2.1.2 Le proprietà della sintassi

Le differenze tra questi due sistemi di visualizzazioni derivano però da un’importante rivisitazione teorica all’interno della teoria sintattica.

Le proprietà principali della sintassi sono la ricorsività e la gerarchia. Con il termine ricorsivo definiamo quella capacità linguistica di poter aggiungere sempre ulteriore materiale linguistico ad una frase, seguendo certe regole: in pratica possiamo immaginare di poter aggiungere sempre un mattoncino Lego alla costruzione ottenuta dall’unione dei mattoncini. Definiamo questa proprietà della sintassi come generativa, e risulta in un indefinito (virtualmente infinito) meccanismo di formazione di nuove strutture4. Possiamo dire che questo generare continuamente nuovo materiale sia il motore dell’aspetto creativo del linguaggio.
Questa capacità ricorsiva della sintassi prevede però un’ulteriore effetto: le strutture sintattiche presentano uguali meccanismi di formazione per cui una frase complessa ha la stessa geometria di un singolo costituente. Il minimo e il complesso, in questa descrizione linguistica, condividono le proprietà basilari di formazione.

Broccolo romanesco: un esempio di ricorsività in natura

Broccolo romanesco: un esempio di ricorsività in natura

Con gerarchia invece ci riferiamo a quella proprietà della sintassi, che opera su un piano diverso da quello con cui siamo soliti interagire nella lingua. La nostra esperienza linguistica quotidiana infatti è mono-dimensionale, legata all’ordine delle parole nella frase in un senso lineare. Ma il modo in cui costruiamo le frasi non è legato ad uno spazio ad una dimensione, bensì risiede in uno contraddistinto da più dimensioni, con differenti nozioni di località. Così, per esempio, le lingue non sono legate ad una organizzazione sintattica sulla base dell’ordine delle parole (per es. il soggetto non è “la parola immediatamente vicina al verbo”) bensì al loro ruolo nella struttura sintattica.

2.1.2.1 La geometria della sintassi

Abbiamo definito questi piccoli mattoncini della sintassi come costituenti e abbiamo fatto riferimento ad una certa nozione di spazio sintattico. La domanda che potrebbe sorgere sarebbe a questo punto su come sia costituita la geometria della sintassi.

Un costituente è un elemento sintattico costituito primariamente dalla sua testa, che ne caratterizza il tipo. Abbiamo detto inoltre che i costituenti si aggiungono sempre per via binaria, dal basso verso l’alto dell’albero di derivazione: il costituente a cui il costituente in esame si unisce via merge è detto complementatore. Esistono poi altre due posizioni, dette specificatori ed aggiunti, che insieme formano l’angolo del costituente.

Raffigurazione di un costituente

Figure 2.3: Raffigurazione di un costituente

Possono essere presenti più specificatori ed ogni specificatore è equidistante dalla testa rispetto ad un altro specificatore dello stesso costituente:

Un costituente XP

Figure 2.4: Un costituente XP

Così, tradizionalmente, alcuni costituenti ospitano 0,1 o più specificatori, che a loro volta possono avere una struttura ramificata: solitamente, in una costruzione finita transitiva in italiano, VP ne ha zero e vP ne ha due. Ogni costituente presenta 1 testa ed ha uno ed un solo costituente in posizione di complementatore. Possiamo infatti dire che la testa fornisce l’etichetta del costituente corrispondente (endocentricità) e che ogni costituente viene unito ad un altro (l’operazione Merge è binaria), così da avere un solo complementatore.

Una semplice derivazione sintattica

Figure 2.5: Una semplice derivazione sintattica

Così le nozioni di precedenza e ordine risiedono nella struttura sintattica di derivazione, creando una metrica e uno spazio che presenta i propri meccanismi di formazione. Sarà utile infatti tenere a mente che quando parleremo di queste proprietà ci riferiremo primariamente, se non esclusivamente, a tale spazio sintattico.

2.1.3 I test di costituenza

Possiamo definire quali sono i sintagmi di una costruzione linguistica basandoci su alcuni test, che permettono di risolvere qualche incertezza. Prendiamo come esempio la frase:

  1. Luigi insegna Geologia a Bratislava

Le operazioni che possiamo compiere per catturare i sintagmi della frase sono, per esempio:

  • Coordinazione
    • Luigi insegna Geologia e Fisica dei Materiali a Bratislava
    • (*) Luigi insegna Geologia e veloce a Bratislava
  • Ellissi
    • Luigi insegna a Bratislava e anche Maria (insegna a Bratislava)
  • Isolamento
    • A Bratislava (Dove insegna Luigi?)
    • Geologia (Cosa insegna Luigi?)
  • Non interruzione
    • (*) a insegna Bratislava Luigi Geologia
  • Sostituzione con proforme (p.es. pronome)
    • Lui insegna Geologia
    • Lui la insegna lì
  • Spostamento
    • A Bratislava Luigi insegna Geologia

Così, per riprendere la definizione precedente, possiamo pensare alla nozione di sintagma come a quella unità sintattica che si compone solitamente di una o più parole, mentre ai costituenti come unità che possono anche essere più piccole, arrivando ben al di sotto del livello della parola.

2.2 La frase semplice

Con frase semplice intendiamo una costruzione linguistica che non presenta più di un predicato verbale e i suoi argomenti.

2.2.1 Il nucleo sintattico

Possiamo pensare alla frase come a una costruzione che presenti un nucleo ed un intorno. Così il nucleo è la parte necessaria della costruzione linguistica, costituita da quelli che sono gli argomenti del verbo, mentre il suo margine è formato dagli elementi circostanziali, quelli cioè che possono essere omessi senza che la costruzione linguistica presenti perdite strutturali:

    1. Gli studenti hanno visitato Praga.
    2. Gli studenti hanno visitato Praga per un viaggio d’istruzione con il Professore di matematica.

Vi è inoltre una certa asimmetria tra gli elementi nucleari e quelli extra-nucleari: se i secondi appaiono con un certo grado di significazione –hanno cioè un significato ben riconoscibile che non dipende dalla costruzione– i primi non hanno, in isolamento, tali possibilità logico-formali. Così, è impossibile, per es. definire a priori quale sia la relazione che leghi un soggetto a un predicato poiché tale qualità è espressa dal predicato stesso.

2.2.1.1 Gli argomenti

Il numero di argomenti nucleari dipende dalla categoria del predicato: un intransitivo avrà un solo argomento (S), un transitivo avrà 2 argomenti (A, O), un ditransitivo avrà 3 argomenti (A, O, IO) e così via.

All’interno degli argomenti nucleari possiamo distinguere gli argomenti interni da quelli esterni del predicato. Sono argomenti interni quelli che ricadono all’interno della proiezione di V, esterni quelli che si trovano oltre la sua proiezione:

    1. Mario [ mangia [ la mela ] ]
    2. ARG.EXT [ V [ ARG.INT ] ]

Possiamo dire che in italiano la funzione di soggetto è affidata all’elemento posto nella posizione più alta della struttura argomentale, controllandone l’accordo verbale, mentre gli argomenti interni del predicato sono rappresentati dall’oggetto diretto (O) e indiretto (IO).

Così, se nelle costruzioni transitive, abbiamo un solo argomento interno, nelle ditransitive ne troviamo 2, che si trovano nelle posizioni di Spec,VP e complementatore di VP:

Transitivi e ditransitivi

Figure 2.6: Transitivi e ditransitivi

La costruzione sintattica degli argomenti ruota sulla struttura tematica degli argomenti, così che in italiano una costruzione frase può presentare diversi argomenti5:

    1. Luigi mangia un rohlik.
      AGENTE VP PAZIENTE
    2. Giovanni pittura il muro.
      AGENTE VP TEMA
    3. Il vento muove le foglie.
      CAUSA VP TEMA
    4. Maria ha ricevuto una lettera.
      DESTINATARIO VP TEMA
    5. Gli studenti odiano l’esame di sintassi.
      ESPERIENTE VP TEMA
    6. La scatola contiene molti biscotti.
      ORIGINE/AGENTE VP TEMA

La definizione di alcuni argomenti si muove lungo una scala: un soggetto non è esclusivamente “colui che effettua un’azione”, bensì una categoria di ruoli tematici in funzione del verbo di riferimento. Così, tornando alla distinzione precedente dei verbi intransitivi in due categorie, possiamo notare che i verbi inergativi presentano di solito un argomento più vicino all’agente (Mario mangia), mentre gli inaccusativi più vicini al tema/paziente (Luisa è arrivata).

In questo modo possiamo definire gli argomenti nucleari di una frase come quelli che presentano un tratto tematico, mentre i circostanziali non hanno tratti tematici associati.

2.2.2 La nozione di movimento

Se qualcuno ci chiedesse se c’è qualche forma di movimento in sintassi, saremmo portati a pensare p.es. a costruzioni tipiche in questo senso: le dislocazioni (in senso lato) e le interrogative.

Prendiamo infatti una frase interrogativa e immaginiamo di voler avere delle informazioni rispetto all’argomento interno. Questo è un esempio di movimento WH (wh-movement), dall’inglese –dove il WH indica i corrispondenti interrogativi (what, when, where, who, why). Nell’esempio seguente infatti l’argomento interno del verbo è stato spostato in un punto molto più alto e per farlo ha richiesto che anche il verbo si spostasse più in alto della sua posizione originaria:

    1. Mario [ mangia [ una mela ] ]
    2. Cosa i [ mangia j [ Mario [ tj [ ti ] ] ] ]
    1. [ TP [ DPk Mario ] [ mangia [ vP [ DP tk ] [ [ DPi una mela ] [ v [ VP [ V [ DP ti ] ] ] ] ] ] ]
    2. [ CP [ DPi Cosa ] [ [ C mangia [ TP [ DPk Mario ] [ tj [ vP [ DP tk ] [ [ DPi ti ] [ v [ VP [ V [ DP ti ] ] ] ] ] ] ] ]

Poiché come abbiamo già visto, la sintassi procede da sotto a sopra in maniera endocentrica, tutti i movimenti si collocano “a sinistra” dell’albero di derivazione e procedono anche loro da sotto a sopra. Esattamente come nell’operazione di Merge, dove abbiamo una derivazione che procede per via binaria, in maniera identica si produce il movimento. Così possiamo chiamare l’operazione di Merge esterno quella che permette l’unione della struttura con qualcosa di nuovo, mentre con Merge interno l’unione con qualcosa che è già presente nella struttura, ovvero il movimento.

Ma il movimento in sintassi non si limita agli spostamenti o alle dislocazioni, bensì a tutta la geometria della sintassi stessa. Precedentemente abbiamo fatto riferimento alla nozione di tratto e alla sua centralità, tale che ora potremmo domandarci se non fossero proprio queste proprietà degli oggetti sintattici ad essere, in qualche modo, coinvolti in tale processo. Tale domanda coglierebbe infatti nel segno: sono proprio loro! Gli oggetti sintattici entrano infatti nello spazio di derivazione sintattica come un insieme di tratti: alcuni tra questi che già sono provvisti di valore, altri che lo avranno durante la derivazione. Così, se p.es. l’oggetto sintattico “animali” presenta già i tratti di [+animato, +plurale, +maschile] ecc., il verbo “guardare” non ha ancora indicazioni su tempo, numero, persona ecc. In maniera non del tutto precisa potremmo dire che questi oggetti sintattici, prima di diventare parole a tutti gli effetti, hanno bisogno di alcune trasformazioni.

Torniamo allora all’esempio in cui ci chiedevamo cosa mangiasse Mario. Come abbiamo visto, questa costruzione presenta un movimento wh dell’argomento interno. Ma non è l’unico elemento a muoversi: gli argomenti hanno bisogno del Caso, che in una lingua come l’italiano è astratto, ovvero non realizzato morfologicamente6, ma in altre lingue (come quelle slave, il tedesco, l’hindi, il finlandese ecc.) il caso è un elemento morfologico e non solo sintattico. Ci riferiamo all’insieme dei tratti di Persona, Numero, Genere e Caso come tratti-phi (φ features). Questa operazione di valutazione dei tratti (checking) avviene tra due teste in maniera simmetrica.

Valutazione dei tratti

Figure 2.7: Valutazione dei tratti

Quindi, nel caso in esame, l’argomento interno risalirà nella posizione di Specificatore di vP per valutare i tratti phi e ulteriormente sino alla posizione di Spec,CP per la valutazione del tratto [wh]. Il luogo in cui avvengono tali valutazioni in sintassi varia da lingua a lingua, p.es. in mandarino l’oggetto può rimanere nella sua posizione classica anche quando vi è un tratto wh. In italiano, invece, possiamo dire che:

  • V si occupa di valutare il ruolo tematico degli argomenti interni;
  • v si occupa del ruolo tematico dell’arg.ext e del caso dell’arg.int (ACCUSATIVO);
  • T si occupa del tratto di finitezza, che coincide con il NOMINATIVO e con l’accordo delle phi;
  • C è un complesso sistema con una sua struttura, che si occupa di molti tratti (focus, topic, wh ecc.).

Così, la derivazione completa della frase “Cosa mangia Gianni” può essere visualizzata come segue:

Costruzione con movimento wh

Figure 2.8: Costruzione con movimento wh

2.2.3 Frasi nominali

Sono frasi nominali quelle in cui non appare il predicato. Sono sostanzialmente legate ad esigenze comunicativo-pragmatiche quali divieti, enfasi ecc. oppure ricadono in una precisa scelta stilistica come nel linguaggio giornalistico:

    1. Vietato fumare.
    2. Biglietti, per favore!
    3. Studenti in vacanza per la settimana bianca.

Di solito le frasi nominali non sono particolarmente complesse e possono essere utilizzate a loro volta quale argomento di una frase complessa o di un periodo.


  1. Per gli scopi di questa dispensa presenterò una definizione che è distante da quella di Saussure.

  2. Per uno studio aggiuntivo della materia sintattica si può consultare Chomsky (1995); Donati (2008); Graffi and Scalise (2009) .

  3. La sintassi permette di agire in via infinita, ma altre limitazioni fisiche (per es. la memoria) impediscono di sperimentare tale uso infinito

  4. Bisogna prestare attenzione al fatto che TEMA qui rappresenta un argomento tematico (un ruolo semantico e sintattico), mentre in linguistica strutturale il TEMA è opposto al REMA per quanto riguarda l’informazione.

  5. In italiano una asimmetria tra nominativo e accusativo è presente nei pronomi, dove i nomi viceversa hanno neutralizzato il paradigma causale derivando, in massima parte, dall’accusativo latino.